lunedì 14 febbraio 2022

LA SAGRA - racconto breve illustrato

LA SAGRA

In occasione della Sagra dello Street Food, il pub birreria Gambrinus ha allestito una decina di tavoli all'aperto. La piazzetta adiacente è gremita di gente che passeggia, chiacchiera e si ferma a comprare le specialità gastronomiche agli stand. Al Gambrinus solo uno dei tavoli esterni è rimasto libero. Lo occupiamo subito e ordiniamo.
Siamo quattro amici, sui ventisei anni circa, maschi, nati e cresciuti insieme nella stessa città. E’ una serata estiva. Ci guardiamo intorno, commentiamo i tipi di persone presenti all’evento, ci prendiamo un pò in giro, scherziamo.
Mentre aspettiamo si avvicina un ragazzo. Capelli corti, neri, altezza media, ha una decina d’anni più di noi. Ci chiede se può sedersi al nostro tavolo vista la mancanza di posti e la quantità di gente presente. Diciamo di si, che non c’è problema (dopotutto, anche se il pub è un esercizio privato, è così che funziona alle sagre: non esistono tavoli prenotati, ognuno si siede dove trova posto).

Poco dopo arriva anche sua moglie con la loro bambina, molto piccola. Lui è entusiasta, le presenta, scherza un pò. La moglie e la bambina rimangono in piedi, dicono che devono andare in bagno prima di mangiare e che tornano subito. Forse non si aspettavano di dover dividere il tavolo con altre persone.
Da quando se ne vanno passa circa un minuto durante il quale nessuno parla. Attorno al nostro tavolo c’è la musica, c’è il frastuono, ci sono le voci della gente che si amalgamano e si sovrappongono, le risate e le grida e i pianti dei bambini, c’è il rumore delle onde del mare che si infrangono sugli scogli, c’è il vento che muove le gonne lunghe delle donne e le tende degli appartamenti che si affacciano sulla costa, c’è la città in festa; ci sono altre sagre in altri paesi e ci sono le infinite cose che accadono in quel momento e in ogni momento al di fuori della nostra percezione, nelle case, nei boschi, oltre il mare, dall’altra parte del mondo. Ma nello spazio interno, rettangolare, definito del nostro tavolo regna il silenzio originato dalla mancanza di confidenza tra persone che non si conoscono, costrette a stare l’una di fronte l’altra e con i gomiti che quasi si toccano, in attesa di bere e mangiare.

Lentamente, in questo minuto l’espressione sul viso del tizio si fa seria. Ci fissa uno per uno con gli occhi vuoti. Poi incomincia a parlare. Ci dice che avere una bambina è la cosa più bella che gli sia capitata. Quando aveva la nostra età faceva tardi, beveva, si drogava pure (niente di troppo pesante), si divertiva insomma. Ma ora queste cose non le fa più, ha messo la testa a posto, ha trovato la donna giusta, certo un pò gli manca quella vita, ma noi non possiamo sapere come ti riempie la vita una figlia, che gioie che ti dà, vederla crescere e starle accanto ogni giorno, ogni giorno, e intanto gli occhi gli si fanno lucidi, e una lacrima inizia a scendere mentre il cameriere finalmente porta i nostri hamburger.




Nessun commento:

Posta un commento